Gli amplificatori (di potenza) suonano tutti diversi? E se si, perche'?

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    Facciamoci del male: apriamo un thread sempreverde dal titolo stantio.
     
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    Se mi fossi cimentato a scrivere la mia in un thread del genere, diciamo, trent'anni fa, probabilmente avrei affrontato la cosa da un angolazione diversa da oggi.
    Avrei probabilmente cominciato col dire che due grandi famiglie di amplificatori ( a tubi e a transistor) costituiscono uno spartiacque ineludibile.
    Su questo sarei ancora d'accordo.
    Sulle ragioni a monte ci sarebbe tanto da dire, e non sono cosi sicuro che trent'anni fa avrei puntato il dito sugli stessi argomenti.
     
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    Mi sarei sottratto al luogo comune ( falso) secondo cui: " gli elettroni nel vuoto sono piu' veloci delle cariche in un reticolo di silicio"?
    Forse si e forse no.
    Sarebbe forse stata una chiosa finale da osteria, una di quelle argomentazioni che si usano quando ci si rende conto che la discussione e' insolubile e quindi "andata in vacca"...
    Di sicuro su tutte queste oscurita' aleggia il chiarore di tanti articoli scritti da B. Aloia, che gia dalla meta' anni 70 aveva inaugurato un "rinascimento" con la nota raccolta "le caratteristiche di un amplificatore da una nuova angolazione".
    Pagine che divorai avidamente, senza la sicurezza di saperne cogliere appieno il senso.
    Il grande Bart era avanti, troppo avanti.
     
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    Spero di non corrompere il carattere, per così dire, filosofico della discussione ...
    Verso mezzogiorno posterò le mie impressioni sul suono dei miei 3 nanerottoli, Grundig V20, Philips 22RH520 e Grundig V1700 pilotanti le nuove arrivate, le tanto osannate Grundig Box 300.....
     
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    Per primissima cosa diciamo subito che qui si parla di amplificatori di potenza.
    I fattori che determinano le caratteristiche dei preamplificatori e quindi indirettamente gli ampli integrati, esulano da questo thread.
     
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    Fabrizio: apri un thread apposito, sono sicuro che destera' interesse.
    Se vogliamo limitare la discussione agli ampli di potenza (ho modificato il titolo or ora) meglio che gli integrati abbiano uno spazio dedicato.
     
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    -In primis ci mettiamo l'alimentazione piu' o meno "dura", la tipologia dello stadio finale ed il numero di finali che monta l'apparecchio, il tasso di controreazione applicato egli eventuali limitatori in corrente.

    SALVO.
     
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    Si, sono sicuramente tutti dei "focus".
    Non tutti con lo stesso peso.
    Si potrebbe aggiungere ancora qualcosa, ma fondamentalmente i principali sono questi citati da Magoturi.
    Cominciamo con il "babau", ovvero i limitatori.
    I limitatori di corrente possono essere molto invasivi o meno, negli ampli di pregio sono ormai assenti da vari anni.
    Nel vintage invece sono assai diffusi.
    Dipendentemente dal fabbricante che li progettava possono avere delle curve di intervento piu o meno "a scalino".
    Sebbene un intervento repentino sappia essere parecchio fastidioso ( certi mandano in "safety" l'ampli e lo ammutoliscono) questo tipo di limitatore e' preferibile, perche' non avendo intervento progressivo da' la sicurezza di non inquinare il suono nei picchi di erogazione.
    La gran parte degli ampli anni 70 e' dotata proprio di sensori di corrente "shuntanti", che stringono come una morsa il segnale in ingresso dei finali.
    A meno di usare diffusori dal modulo di impedenza troppo basso e rotazioni di fase accentuate ( molti multivia ne sono affetti) e ovviamente volumi elevati, i limitatori di questo tipo se ne stanno buoni buoni e nell'uso normale e' come se non esistessero, ma se svegliati dal torpore sanno essere sottilmente invadenti.
    Da citare i limitatori di gran pregio usati nei Grundig fine anni 60. Praticamente morti finche' in uscita non si raggiungono 1,8 ohm di carico.
    Una soglia di intervento ben precisa facente uso di un transistor al Germanio (grazie alla bassa Vbe di 0,2 volt) al sussistere delle condizioni "chiude il segnale in ingresso dell' intero stadio: Chapeau!
    E abbiamo parlato solo di una delle voci indicate da Magoturi.
    Quella meno importante ai nostri giorni, visto che come si diceva i limitatori ( e specialm i "shuntanti") sono un ricordo del passato.
    Ci sarebbero poi i disgiuntori, categoria grezza e sospetta, il cui funzionamento si avvale di lamine bimetalliche che al transitare di una determinata corrente si scaldano e scattano aprendo ( o chiudendo) il contatto.
    Sono degli ubriaconi di cui non ci si puo' fidare troppo.
    Poiche' rimangono per anni diseccitati e quando magari servirebbe non funzionano, o, quel che e' peggio hanno il contatto ossidato e diventano resistivi, a volte sfrigolano.
    Sono dei zozzoni.
    Poco usati, ma sempre da guardare com sospetto.
    Ne facevano largo uso i Nad.
    Ma anche Nikko e qualche altro zozzone.
    In tema di cattivi contatti non vanno dimenticati i relais.
    Quelli posti in serie all'uscita (la maggior parte) possono avere i contatti ossidati e diventare dei limitatori di corrente senza volerlo.
    E' un eventualita' piu frequente di quanto si creda.
    Meglio i relais "shuntanti" che nel normale funzionamento sono aperti. (ne facevano uso dei signori giapponesi che si chiamano Sony).
    Trattati veri e propri sui limitatori per audio non esistevano, ne' esistono oggi.
    Al massimo qualche trattatello di qualche universita' o un articolo sui Bollettini Philips.
    Un progettista si doveva arrangiare.
    Per fortuna sono scomparsi altrimenti gli autocostruttori sarebbero stati del tutto tagliati fuori, come lo sarebbero se dovessero progettare dei controlli di tono, per loro fortuna anch'essi meno popolari, o del tutto scomparsi.

    Edited by tunedguy57 - 10/3/2019, 08:06
     
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    Caspita mi hai lasciato letteralmente senza fiato!
    Complimenti per la preparazione tecnica (piccolo OT:mi piacerebbe vedere qualche tuo progetto....).
    Tornando in tema di resa sonora,tempo fa un cliente
    mi porto'un ampli Denon pma 970 (gran bell'ampli) progettato nel periodo
    pre-digitale che col giradischi Denon dp 60/Dl103 suonava a meraviglia a volumi sostenuti ma, appena introdotto il lettore cd Denon dcd 3300, oltre un certo volume, si appiattiva non poco.
    In effetti i bei diffusori ESS che pilotava con i transienti del digitale tendevano ad avere un andamento del modulo e della fase dell'impedenza piuttosto agitato che si abbassava alle basse frequenze ove la richiesta
    energetica dell'ampli è decisamente superiore.
    Ebbene:schema alla mano, ho bypassato tutte le protezioni e dopo oltre 30 anni l'impianto suona ancora delizioso ma nello stesso tempo possente se il copione lo rihiede....
    Altri fattori che determinano la tipologia sono:l'alimentazione (il mio Denon pma 1560 ha lo stadio pre e finale alimentato da due trasformatori diversi e qiindi con relativo circuito separato mentre il Sansui au alpha 907dr
    ha un enorme trasformatore
    Tamura blindato con alimentazioni separate tipologia classe H (ottima soluzione anche questa)
    Altro fattore che determina la tipologia di suono è il layout interno:
    un apparecchio dual-mono di solito ha una migliore diafinia ed il percorso del segnale:anche possedendo il controllo fisiologico ed i toni, il tutto deve essere sapientemente bypassabile
    a vantaggio del rapporto S/N e quindi della pulizia
    del suono, non mi voglio soffermare nelle classi di funzionamento ne nella tipologia di stadio finale
    poiché e' risaputo che hanno un'importanza fondamentale infatti i fattori che sto elencando
    vanni presi in considerazione per la stessa tipologia di tecnologia e classe/potenza dell'ampli
    e, ovviamente nel caso di un finale,i toni con il relativo bypass riguardano il pre che li pilota che,
    lungo il percorso del segnale, deve preferire
    polipropilene e poliestere a ceramici ed elettrolitici ed avere un'accettazione molto ampia della sensibilità in ingresso.
    Infine (e poi lascio la parola per ulteriori info)
    Non dimendichiamo anche il cavo di potenza la cui resistenza e capacità condiziona il fattore damping dell'ampli.

    SALVO
     
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    La discussione riguarda però gli aspetti tecnici degli amplificatori di potenza.
    Sulla questione condensatori le cose purtroppo non sono semplici.
    Prima di tutto i condensatori al polipropilene metallizzati ( da non confondere con quelli a strati alternati plastico-metallico) sono da anni ormai assenti dalle amplificazioni di altissimo livello.
    Le loro caratteristiche sicuramente pregevoli in molti campi, nel campo audio si rivelano disastrose, e sono responsabili della gran parte delle delusioni dei ricappatori fai-da-te.
    Già nei primissimi anni 90 li avevo bannati, relegandone l'uso solo nei crossover passivi, dove possono fare meno danni.
    La loro caratteristica sonica è quella di produrre un suono assai squilibrato sulle alte frequenze, e in un modo abbastanza antipatico: il suono diventa apparentemente radiografante, e soprattutto assai stancante alla lunga.
    I condensatori a carta e olio, ad esempio, pur presentando tendenzialmente un suono apparentemente cupo (se confrontato ai poliprop) si distinguono per una ben maggiore capacità di risoluzione. Questo naturalmente a patto che non siano invecchiati e non abbiano sviluppato una certa induttanza-serie, che evidentemente nessuno vuole.
    Altri condensatori a film plastico si rivelano assai migliori, come ad esempio gli styroflex, la cui reperibilità per valori relativamente elevati (da 47 nanofarad in su) è purtroppo assai scarsa. Ma gli stessi, ormai anziani, condensatori al tereftalato e/o mylar ( genericamente chiamati poliestere) sono decisamente più neutrali. Vanno benissimo per le alimentazioni (ma per valori oltre 100 uF sono enormi) e assai bene per i crossover passivi. I policarbonato stanno un pò sparendo (sigle Wima MKC) ma non erano troppo diversi sonicamente dai poliestere.
    Tornando agli ampli di potenza, i condensatori a film plastico vanno usati con parsimonia, laddove spesso e volentieri un ottimo elettrolitico ad ossido di alluminio si rivela ( e non di poco) vincente. parlo soprattutto del condensatore di ingresso, che in fin dei conti negli ampli di potenza rimane l'unico condensatore in serie al segnale in modo diretto, senza se e senza ma.
    Ma non vorrei dilungarmi sulla questione condensatori, di cui molto, forse troppo si è già parlato.
    Ultima chiosa sui tantalio e i ceramici. ( la questione condensatori fatalmente mi attira da decenni).
    I primi sono da guardare sempre con sospetto. Conferiscono caratteristiche eccessivamente "forward" in gamma media e medio acuta, lasciando a desiderare sulle altissime, dove un comune elettrolitico ad ossido di alluminio di qualità passabile riesce a surclassarli.
    Possono essere usati nei bypass sulle alimentazioni e quasi mai in serie al segnale.
    "Quasi" perchè in vecchi apparecchi con molti condensatori interstadio ad ossido di alluminio, il suono risulta un pò soffocato, e inserire un tantalio può ridare vita ad amplificazioni altrimenti mosce e agonizzanti.
    Quanto ai ceramici: guai se non esistessero! Prima di tutto sono l'alternativa obbligata ai costosi e rari "mica argentata" in alta frequenza (parliamo di radioricevitori e quindi di megahertz)
    E poi sono imbattibili nei by-pass delle alimentazioni, perchè ad alta frequenza (ben oltre l'udibile ovviamente) sono dei veri killer.
    Io stesso per molti anni li ho snobbati, mentre da diverso tempo li ho ampiamente rivalutati.
    Vanno cmq evitati in serie al segnale, perchè notoriamente affetti da distorsioni misurabilissime.
    Molti valvolari americani vintage degli anni 50, quelli relativamente economici, ne facevano uso nelle sezioni toni. Vanno decisamente estirpati e sostituiti possibilmente con dei carta-olio, o in mancanza di questi da poliestere.
    Quanto agli "array" di condensatori negli anni 80 assai di moda, ovvero il parallelo di condensatori vari usati come by-pass, sebbene non possa negare la loro efficacia, nel senso che differenze ci sono, sento di dover scoraggiare dall'usarli, per la estrema criticità. Il valore del condensatore o dei condensatori by-pass va trovato per tentativi e caso per caso, dipendendo il loro valore strettamente dall'impedenza vista a valle, che è sempre la più varia. Sarebbe bello esistessero delle formule fisse dei valori dei by-pass, e io stesso tanti anni fa mi sono cimentato con esperimenti vari. Purtroppo dopo entusiasmi iniziali arrivava sempre la delusione. E la regola del "decimo" ( ovvero in parallelo, diciamo ad un cond da 10uF, un cond da 1uF, uno da 0.1uF e uno da 10 nano) fa semplicemente ridere i polli.
    Volete essere voi dei polli? E allora fatevi spennare, ma non sperate di fare proseliti tra le persone un minimo informate e accorte.
    Ok...torniamo agli ampli di potenza.
    Parliamo del primo argomento citato da Magoturi: l'alimentazione.
    Come tutti sanno l'alimentazione di un amplificatore di potenza costituisce il suo cuore pulsante.
    Ma quanto è pulsante?
    Ma pulsa?
    Diciamo subito per sgombrare il campo da equivoci che meno pulsa e meglio è....ovvero l'unica pulsazione ammessa e inevitabile è quella di ricarica dei condensatori che avviene di norma ad una frequenza di 100hertz per rettificazioni a ponte o a diodi in opposizione.
    La rettificazione a una semionda (leggi diodo singolo, ovvero a frequenza di 50hertz) non ha mai (giustamente) trovato applicazione nell'amplificazione di potenza.
    Negli anni 60 due progetti emeriti sono passati alla storia per essere dotati di alimentazione stabilizzata.
    Uno magari meno emerito, ma mica da buttare! Il finale Dynaco ST120.
    L'altro assai (ma assai assai) più "emerito", il Quad 303.
    Gli alimentatori stabilizzati di potenza sono quelli che sulla carta rendono l'alimentazione poco o nulla "pulsante".
    Ora: nel corso degli anni gli alim-stabi sono stati parecchio abbandonati, anche se non del tutto.
    Costava meno sgnaccare un trasfo e due barilotti che progettare alimentatori stabilizzati. Per di più si sono spesso dimostrati responsabili delle tendenze suicide degli ampli in cui venivano montati (non nel Quad 303).
    Un alimentatore stabilizzato di alta potenza (quelli usati nei finali) se non corredato da un apposito circuito limitatore, veloce e sensibile, in condizioni di assorbimento anomalo è di norma affetto da note tendenze eroiche con una spiccata propensione al martirio.
    Mettiamo il caso che un corto accidentale in uscita mentre l'ampli suona forte, fulmini un transistor finale.
    Il suo amichetto dell'altro ramo (ovviamente stiamo parlando di push-pull) parte pure lui perchè si trova tra collettore ed emettitore il doppio della tensione continua: esplode insomma....l'alimentatore vede un corto secco...e che fa? se è un alimentatore con elemento regolatore serie (quelli usati negli ampli di potenza senza eccezione) sforza fino a morire, nell'intento di mantenere costante la tensione.
    Ovviamente non ci riesce: ai capi dell'elemento serie c'e' tutta la tensione alla massima corrente fornita dal trasformatore.
    Risultato: Hiroshima!
    -continua-

    Edited by tunedguy57 - 13/3/2019, 09:13
     
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    Molto interessante; mi sto facendo una cultura.
    Saluti. Al.
     
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    Anche io: non capisco quasi nulla ma leggo avidamente.
     
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    Per un avaria al (mio) sistema di locomozione, temporaneamente thread in pausa

    Edited by tunedguy57 - 19/3/2019, 09:49
     
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    Un po' per paura di vedere troppi rientri in assistenza e un po' perche' costava meno fatica sgnaccare uno o due condensatori, gli alimentatori stabilizzati ebbero piu o meno la stessa sorte dei dinosauri del mesozoico.
    Archiviati ( o quasi) questi dinosauri, si ebbe l' assoluto monopolio dei normali alimentatori.
    Certi costruttori non badavano a spese e mettevano capacita di livellamento elevate (Grundig), altri si tenevano piu' sul "magro".
    Si propago' la falsa credenza che le alimentazioni non stabilizzate suonano meglio.
    Questa troiata si diffuse grazie ai soliti "ascoltoni", che io da sempre ho associato al ruolo dei critici d'arte nei confronti degli artisti.
    Saltano in groppa di chi si mette in gioco per urlare al mondo la loro superiorita'.
    In realta' nessun ascoltone e' mai stato in grado di progettare nemmeno una piccola parte di un amplificatore, ma quel che e' peggio e' il loro rifiuto ideologico nei confronti della tecnica della progettazione, rivendicando fieramente la peculiare loro attitudine a saper giudicare il suono, sottintendendo che i progettisti non sono in grado di farlo.
    Storie tristi di triste umanita'.
    Purtroppo la "disinformacjia" alla sovietica non si limito' ad affermare la superiorita' delle alimentazioni passive.
    Tra la fine anni 70 e i primi anni 80 nacque un nuovo mito, specie di vitello d'oro, adorato molto dai fabbricanti che ne aprofittarono.
    Si chiamava ( e purtroppo si chiama ancora oggi), "potenza impulsiva".
    Ora: giova fare un piccolo inciso.
    Qualunque amplificatore privo di alimentazione stabilizzata e funzionante in classe AB, presenta un comportamento diverso dell'erogazione in regime stazionario, e in regime impulsivo.
    Non è un pregio! E' un sottoprodotto del sottodimensionamento del suo alimentatore!
    Senza citare nomi, prendiamo un finale anni 70 molto diffuso (potrebbe chiamarsi Marantz, o Sansui, Nikko, Sony. ecc...)
    e proviamolo al banco: prove di potenza indistorta.
    Vediamo il dato denunciato dal costruttore: diciamo 100 watt al 0,5% di distorsione.
    Colleghiamo le uscite ai carichi fittizi, e in parallelo a questi le sonde dell'oscilloscopio, e in parallelo a queste, quelle del distorsiometro.
    Col generatore sinusoidale si sale di livello a 1Khz fino a vedere i primissimi segni del noto "squadramento della curva" che ci dice chiaramente che l'ampli è entrato in clipping ( prima di questi anglismi, sui testi italiani si chiamava "tosata").
    Uno sguardo all'indicatore del Hewlett Packard 334A dice che la distorsione è, mettiamo del 0,4%.
    Ma il costruttore dichiara 100 watt al 0,5%! Allora, andando contro la natura e il buon senso del tecnico, si insiste nell'aumentare la tensione di ingresso, andando a cercare quel 0,5%.
    Toccato questo, in realtà assai poco dopo, in termini di livello, leggiamo la potenza: dice 89 watt!
    Abbiamo scoperto che il costruttore era moderatamente ottimista? Non ancora!
    Prima dobbiamo controllare la tensione di rete. Se corrisponde a quella nominale settata sul cambiatensioni, allora era moderatamente ottimista, altrimenti bisogna procedere a un nuovo test, regolando in primis la tensione di rete.
    Spesso troveremo una buona corrispondenza, se rispettiamo la tensione di rete richiesta durante la prova.
    Tutto questo pistolotto perchè ve l'ho fatto?
    Per fare entrare i non tecnici in laboratorio e cominciare a capire i meccanismi che stanno dietro al comportamento sul campo degli amplificatori, per poi introdurre a quelli che stanno dietro agli usi strumentali che sono stati fatti e si fanno dell'ignoranza dei non-addetti ai lavori.
    -continua-

    Edited by tunedguy57 - 22/3/2019, 09:50
     
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