AV Audio Vintage

Posts written by edate7

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    Buona Pasqua a tutti voi!
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    Uno spray disossidante secco andrà benissimo.
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    Solo per consigliarvi di comprare una versione superlusso curata dai giapponesi, riedita in Super Audio CD multichannel (registrazione riversata dalle registrazioni originali) e stereo, con l'aggiunta di (mi sembra) 7-8 brani nell'allora triplo LP e poi doppio CD.
    La sto ascoltando adesso, pervenuta dopo un mese di attesa, comprata su Amazon da un loro affiliato negli States.
    Per chi conosce Lotus, sa già che, a parte godere forse di un Santana al massimo della sua espressione artistica, è una delle migliori registrazioni live, molto superiore agli album in studio "buoni" di Santana (che come registrazioni fanno pena) e a mio parere uno dei migliori live in assoluto per l'epoca (ma anche oggi dice la sua).
    A parte la confezione superlusso, è uno spettacolo per le orecchie. Costicchia (viene circa 85 euro), ma sono tre SACD di ottimo livello...
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    Una grande perdita, senza ombra di dubbio, e per la musicista e per la giovane età. Scrivo solo oggi, ma credo non ci siano ancora notizie certe sulle cause del decesso.
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    Ho lo stesso modello; sostituita la cinghia, il ticchettio è rimasto e non so a cosa sia dovuto. Nel mio è abbastanza forte... In ogni caso, la velocità era corretta prima ed è corretta adesso. Se la velocità adesso "oscilla", propenderei più per una dare bella disossidata ai trimmer di regolazione della velocità o a verificare qualche condensatore sulla scheda di regolazione della velocità andato a donnine allegre.
    Dimenticavo di dire che quando era nuovo non ticchettava affatto, era silenziosissimo.

    Edited by edate7 - 27/1/2018, 11:50
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    A me non piacciono i film sugli zombie.... comunque RIP Romero.
    Mi dispiace invece immensamente per il mitico Martin Landau, ma.... c'est la vie.
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    E c'era bisogno di Fiorello per sapere come si piratavano i vinili? :lol: Bastava chiedere alle mie 750 cassette... :lol: :lol:
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    Ce l'ho, "Metal Fatigue", un buon disco, ma non uno dei migliori del nostro. Come quasi tutti i straordinari chitarristi, cede un po' sul livello compositivo... ad esempio nel brano "Home" sa tanto di Pat Metheny (non so chi abbia copiato chi). Devo dire, comunque, che il nostro compianto Pino Daniele era veramente un chitarrista al top, alla pari se non superiore ad Holdsworth, quantomeno ancora più originale: il suo mix irresistibile di napoletanità, blues e jazz modernamente pacato senza inutili barocchismi, in cui spesso indugiano Holdsworth e talvolta Metheny, ne faceva un musicista credo unico nel panorama internazionale. R.I.P.
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    Ho ascoltato in streaming i due album in questione. Con tutto il rispetto per Walter, il paragone mi sembra un po' irriverente... se qualcosa di buono c'è nel primo album (Boys & Girls) - molto, molto buono il pezzo di apertura, "Hold On", il secondo album è troppo elettronico e "sconclusionato", un bel doppio passo indietro rispetto al primo, è inutilmente soft, direi da sottofondo quasi. Ovviamente per il mio gusto, non mi permetto minimamente di criticare il gusto altrui. Ringrazio anzi Walter per avermi fatto scoprire questo gruppo che ignoravo. Da seguire, ma con molta cautela, specie se il terzo album è simile al secondo...
    Se li dovessi registrare, una bella cassetta e via.
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    Ammetto senza alcuna riserva che conobbi "The Marshall Tucker Band" con una recensione di un loro disco, il doppio "Where We All Belong" del 1974, apparsa su AudioReview credo un decennio dopo; al tempo AR aveva una sezione musicale di livello assoluto, ben più completa e competente di tante riviste dedicate. Mi incuriosirono, questi cowboys, tanto da indurmi a cercare qualche loro LP. Con grande fortuna, nel solito negozio di musica import americana di Palermo, ahimè chiuso troppo presto, trovai una bella copia, nuovissima, di "Where We All Belong", doppio album composto da un disco in studio e uno dal vivo. Ascolto il primo album, quello in studio: bello, inciso benissimo, ma ancora non riesco a capire cosa abbia scatenato l'entusiasmo del redattore di AR... Passo al disco dal vivo. Ora capisco. La band capitanata dai fratelli Caldwell (Toy alla chitarra, Tommy al basso) è s-t-r-e-p-i-t-o-s-a. Soprattutto i due Caldwell sono dei mostri, Toy ha una velocità di esecuzione alla chitarra di altissimo livello, ma anche gli altri musicisti, Doug Gray su tutti alla voce, sono di eccellente qualità. Il risultato è un disco "da avere", e anche ritornando sui passi della loro discografia non si può non rimanere estasiati dagli intrecci strumentali, dalle musiche, dalle esecuzioni di questi ragazzi. La band conosce un livello di popolarità notevole, incidendo fin dall'inizio per la Capricorn Records, un etichetta di riferimento per il rock del Sud degli States, fino al 1980, anno in cui muore in un incidente stradale Tommy Caldwell. La band da allora conosce un declino compositivo ed artistico quasi inarrestabile, contorcendosi in album autocelebrativi nei quali si piange e si compiange la scomparsa del bassista ("Dedicated" e "Tuckerized"). Di ben altro livello sono il già citato "Where We All Belong", ma anche "Searchin' For A Rainbow", "Long Hard Ride" e l'omonimo album di esordio. Se vi capita di trovare qualcuno di questi album, comprateli: scoprirete una band molto originale anche per l'uso di strumenti "non Southern Rock" (il sax, ad esempio), caratterizzata dalla straordinaria bravura dei fratelli Caldwell e dalla voce potente e modulata di Doug Gray. Da ascoltare assolutamente.
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    Conobbi Booker T. & The M.G.'s un piovoso pomeriggio d'inverno del 1974. Io e l'amico fraterno Renato giravamo, un sabato pomeriggio, liberi da impegni di studio, per i negozi hi-fi di Palermo alla ricerca di pezzo dello stereo di Renato (non ricordo quale). Entriamo in uno di questi negozi, e girava sul piatto un bel disco di "non si sa che cosa", con una bella etichetta gialla su cui campeggiava un rettangolo con la scritta "Stax" e due dita di una mano immortalate nel classico gesto dello "schiocco". Giriamo le teste in sintonia con il 33 giri per leggere l'etichetta, e scopriamo che quella meravigliosa musica era prodotta da un gruppo a noi totalmente sconosciuto, "Booker T. & The M.G.'s"; il disco si intitolava "Melting Pot", conteneva solo brani strumentali.
    Ci fermiamo a lungo nel negozio, con la scusa di vedere questo e quello, ma in realtà le nostre orecchie puntavano a quella musica. Non sapevamo di aver messo gli occhi e le orecchie su uno dei gruppi più importanti ed influenti dell'intera musica pop-soul mondiale, allora come oggi. Usciamo dal negozio, ci guardiamo in faccia, ci diciamo: dobbiamo trovare questo disco. Preso l'autobus, andiamo in centro dove c'erano i negozi di dischi più forniti. Niente. Nemmeno il nostro "pusher" d'élite, pur mostrando di conoscerli, aveva un disco del gruppo.
    Capiamo che quella musica, pur tanto bella, era anche difficilissima da trovare.
    Qualche mese dopo Renato mi chiama: vieni a studiare da me. Vado da lui, mi porta vicino allo stereo e sul piatto era posata una copia di... proprio lui, "Melting Pot" di Booker T. & The M.G.'s. Mi fa un gesto semicircolare con il braccio, come a dirmi "è il massimo", e, posati immediatamente libri e quaderni, mi fa ascoltare tutto l'LP.
    Mi porto il disco a casa, lo registro difilato su una cassetta, lo riporto di corsa, perchè il mio amico, nei primi giorni di possesso, non ne può fare a meno:in breve tempo lo ascolterà almeno trenta volte. Da quel momento, cominciammo una caccia senza quartiere a tutti i loro dischi.
    In breve: Booker T. & The M.G.'s suonavano insieme dal 1962, incidendo dischi che, via via, hanno fatto la storia della musica ed hanno influenzato gruppi importantissimi come i Beatles e i Rolling Stones (tra gli altri). La bravura dei singoli musicisti era mitica: Booker T. Jones, all'organo, aveva dettato tempi e modi di suonare l'organo Hammond come mai prima; Steve Cropper, il chitarrista, aveva scritto tra le altre nientemeno che la musica della mitica "(Sittin' on) The Dock of the Bay" di Otis Redding; Donald "Duck" Dunn al basso, suonava lo strumento con una maestria tale da formare schiere di altri grandi bassisti tra i quali Jack Bruce; il drumming potente ed inesorabile di Al Jackson, infine, faceva da metronomo incessante a tutto il gruppo. Definito "il più grande batterista che abbia mai calcato la terra" da Booker T., morì ucciso nel 1975 da dei malfattori che si erano introdotti a casa sua; dopo qualche periodo di sbandamento, il gruppo assunse alla batteria Willie Hall, pupillo dello stesso Jackson. Melting Pot sarebbe stato l'utlimo album che avrebbe visto Jackson alla batteria; prodotto un disco minore nel 1977, Cropper, Dunn e Hall furono poi tra i protagonisti della "Blues Brothers Band", comparendo come attori principali del gruppo anche nel mitico film "The Blues Brothers" del 1980.
    Nel 2012, con il gruppo ancora in piena attività anche con progetti singoli, è venuto a mancare durante un tour in Giappone il bassista con "la pipa in bocca", il mitico "Duck" Dunn, mentre stava suonando col suo amico fraterno Steve Cropper. Il gruppo è ufficialmente ancora in attività, ma... ....andatevi a cercare i vecchi dischi. Spalancherete alle vostre orecchie un mito.
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    Vorrei tornare per un attimo alla tragedia di Chris Cornell, tragedia che accomuna tutti i suicidi. Contrariamente a quel che si pensa, l'atto del suicidio non è un atto di codardia, ma di estremo coraggio, perchè ce ne vuole di coraggio per togliersi la vita. Non voglio fare nè la morale nè la paternale a nessuno, ma sono convinto che la vita, qualunque cosa possa accaderci sempre che non ci tolga la dignità del vivere, valga sempre la pena di essere vissuta.
    Sono estremamente contento di essere vivo: poter abbracciare i miei figli, guardare con passione negli occhi la donna che amo, ascoltare la musica che mi piace, poter scattare delle foto, poter respirare il vento, guardare un tramonto sul mare, non ha prezzo. Non è retorica, sono veramente contento, anche dei miei momenti peggiori: anche quelli servono a vivere e crescere. Quando un giorno sarò dall'altra parte della soglia, mi mancherà almeno tutto questo, se non di più...
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    Da "il Giornale" di oggi:

    Il medico legale ha confermato il suicidio del cantante. Il leader di Soundgarden e Audioslave si è impiccato nel bagno della stanza d'albergo dove è stato trovato da un amico di famiglia dopo che sua moglie, Vicky Karayiannis, gli ha chiesto di controllare dove fosse suo marito.

    La notizia del suicidio del 52enne ha spiazzato i familiari e le persone più vicine a Cornell. Ma forse un segnale di quanto stava per accadere poteva essere colto. Ken Settle, il fotografo ufficiale dell'ultimo concerto tenutosi a Detroit, ha raccontato che c'era "qualcosa di strano e minaccioso" nel comportamento del cantante. Durante l'ultimo show, rivela Settle, Cornell era particolarmente euforico rispetto agli spettacoli precedenti in cui sembrava sempre più "concentrato, introspettivo, assorto e perso in se stesso".

    E poi c'è quella frase detta alla fine del concerto: "Sono davvero dispiaciuto per la prossima città". Il fotografo spiega che non ha mai pensato a quello che stava per accadere: "Io pensavo volesse dire che lo show della prossima città non poteva essere paragonabile allo show visto a Detroit. Adesso, suona davvero in maniera diversa". Un messaggio che nessuno è stato in grado di cogliere.
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    Perdita gravissima. Un altro grande del grunge che se ne va. RIP.
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    Devo ammettere che la conoscenza con questa band non è frutto della mia ricerca musicale, ma è il risultato di una bellissima recensione di un loro disco apparsa su Audio Review dei tempi d'oro. Il disco in questione è "Live: The Last Summer", disco dal vivo del 1974, qualche mese prima che la band si sciogliesse ufficialmente con un disco d'addio dal titolo alquanto macabro ("R.I.P. Siegel/Schwall") a dispetto di una copertina colorata e divertente.
    La Siegel-Schwall è un mix curiosissimo di country e blues con prevalenza di quest'ultimo (le passioni rispettivamente di Jim Schwall e Corky Siegel). Hanno fatto una dozzina di album, la loro discografia è piuttosto "oscura", i loro dischi però oggi si trovano con relativa facilità online.
    Non vi dico la difficoltà di trovare un loro disco in piena "epoca CD degli esordi", quando non si trovavano più LP (almeno di una certa musica) e si era agli albori della digitalizzazione dei cataloghi. Riuscii a trovare il CD in un negozio della mia città che trattava musica import americana "buona" per non dire ottima che ebbe, purtroppo, una vita abbastanza breve.
    Il live è molto bello, vivace, frizzante, con un continuo inseguirsi di stili e trovate. Un bel sentire, aiutato anche da una bella registrazione "fresca" che ben rende l'idea dell'evento. La band era tanto ricca di idee quanto povera di vendite, comunque mai al livello delle contemporanee blues band dell'epoca (basti pensare a Paul Butterfield con la sua band). Prestateci un orecchio, però, perchè ne vale la pena: uscirete dagli schemi più consolidati non tanto del country, ma da quelli del blues...
434 replies since 1/3/2014
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