AV Audio Vintage

Posts written by Sandro_C

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    ... intendo dire Robertino Plant, sforna un altro buon album: "Lullaby And... The Ceaseless Roar".







    Decimo disco in proprio, definitivo superamento della mistica Zep (anche se nelle dichiarazioni di Robertino c'è sempre traccia di una certa - comprensibile - ambivalenza) e insieme affermazione del proprio punto di vista (tutti i brani sono originali tranne "Little Maggie"). Una mistura etno-psycho-folk ormai messa definitivamente a punto con l'aiuto di un gruppo molto unito, che ora prende il nome di Sensational Space Shifters (in realtà l'opera è collettiva, almeno secondo quanto è dato supporre dai crediti e dalla evidente omogeneità artistica del contesto).

    Un cd che mi sembra abbastanza ben riuscito, per coesione, dove il mood prevalente è quello di una certa trance che sa ben evocare il "mugghiare senza fine" del titolo. Non ci sono le vette di "Dreamland", né i raffinati recuperi dalla tradizione dei concerti più recenti (dove però i classici Zep ritornavano non senza un certo imbarazzo), ma dopo quattro anni, un disco di studio del genere va comunque lodato, almeno per la capacità di non farsi fossile che Plant ha sempre dimostrato.
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    Bè, difficile farsi un'idea dalla foto della copertina, però te lo auguro, ma se anche non fosse... per 10 euro, se è buono fai un affare.

    Poi facci sapere se ti è piaciuto.
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    In occasione della pubblicazione di un mega-box dedicato a "Irish Tour '74" (probabilmente inutile) si accendono oziose polemiche sulla sua grandezza... .

    http://www.repubblica.it/spettacoli/musica...75/?ref=HRERO-1

    Bè ragazzi, era un grande, chi ha onestà intellettuale e sufficiente spirito critico in proprio non ne può dubitare...



    tutti gli altri lasciamoli ad adorare i supporti... ;-)

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    Bè, che la musica tonale sia sfruttata per bene forse non ce lo doveva dire il disco di Bollani. Del resto un Bollani atonale non riesco a pensarlo. E piuttosto mi viene da pensare (banalità!) che alla fine sia anche il riflesso di un sistema di valori del tutto esausto: forse la cultura occidentale si sta auto-decapitando.

    Per il resto è vero quello che dici. Ora non so se si tratti di una maturazione di Bollani, ma certo il titolo dichiara una netta ambivalenza, sottolineata dalla copertina, molto molto bella, che va ad infrangere il "pensoso" e immaginifico décor bavarese... :)

    stefano-bollani-joy-in-spite-of-everything_2_2014-08-08-09-44-33

    ...in effetti quelle bombe fisicamente cadono sui poveracci della foto, ma noi non siamo immuni...

    Frisell in alcuni brani mi piace, in altri forse è un po' al margine certo non è "un disco di Frisell"... . Bollani dice che nessuno dei musicisti ha avuto spartiti prima della data dell'incisione e il disco è stato inciso in un solo giorno.

    Per fortuna che ci sono delle solide certezze: è sempre un piacere parlare con te... ;-)

    Edited by Sandro_C - 5/9/2014, 18:45
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    Sì, in effetti Turner ha sulle spalle buona parte del disco, che mi piace anche per questo motivo. Anche l'idea di tirare dentro Frisell è buona.

    Sull'innovazione linguistica stiamo sempre lì: l'idioma è molto sfruttato, Bollani in questo caso prova a innovare il proprio linguaggio, riuscendoci in buona parte. Secondo me è un disco davvero molto buono.

    Turner prende una grande quantità di rischi anche nel proprio ottimo album, certo, anche qui le direttrici sono note.

    Forse si deve accettare l'idea che rinnovare il proprio bagaglio espressivo sia già un risultato da lodare. Io lo credo, personalmente. Alla fine il linguaggio jazzistico, comunque consolidato, procede, anche attraverso permutazioni e riutilizzi di materiale già noto. Possiamo anche dire che si evolve? Non sempre, questo è certamente vero, almeno da un punto di vista formale. Inoltre altre innovazioni formali, certe e indubitabili, stanno portando la musica che per pura convenzione nominale chiamiamo jazz verso una direzione che fa prevalere nettamente la scrittura.

    Forse tutto questo significa che qualcuno non la ascolterà più, perché non è jazz. Ma io non mi pongo troppo il problema di classificare la musica, se non nei due (abusati!) contenitori "buona" e "non buona". Questa mi sembra buona. Nel caso di Bollani è una notizia, perché i suoi dischi più recenti lo erano stati molto meno, sebbene comunque di forte impatto mediatico (e questo è ovvio, visto che non parliamo di Pinco Pallino e della Scrausetti Records).

    Secondo me, a parte le eventuali innovazioni "formali" nel linguaggio, è molto importante che sia salvaguardata la personalità del linguaggio stesso: Bollani, Turner, Fasoli, tanto per dire, nei dischi che ho indicato, ci riescono... e non è poco. O almeno mi sembra.

    Edited by Sandro_C - 4/10/2014, 17:16
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    CITAZIONE (giulianoforghieri @ 4/9/2014, 13:07) 
    Ciao Sandro :-)

    Ciao Giuliano ;-)

    CITAZIONE
    Bollani ce l'ho, ma un primo tentativo di ascolto non è andato a buon fine... ne scriverò appena riesco ad ascoltarlo con calma.

    Non sei riuscito ad ascoltarlo con la dovuta attenzione o di primo acchito non ti è piaciuto?

    S.
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    Per gli amanti dell'improvvisazione più libera, infine, consiglio dal catalogo Relative Pitch, Chasing Tales, del trio di Stephen Gauci, Kirk Knuffke e Ken Filiano, disco che rimane ben godibile anche nei momenti di maggior libertà formale. Di seguito Knuffke in trio con Mary Halvorson e Rob Garcia:



    La buona musica non manca, in questo periodo, vi potrei segnalare molte altre cose, ma non mi va di esagerare, lo farò un po’ alla volta. Non è vero che il jazz non abbia più nulla da dire (anzi) e in particolare non è vero che i musicisti italiani non possano proporsi accanto a quelli di rilievo internazionale, come altrove si sente dire e ridire... e non senza acrimonia (della quale non comprendo le ragioni, in tutta franchezza, ma tant'è...).

    L'avvertenza è sempre la stessa: noi a segnalarvi i dischi non ci guadagniamo nulla, se non il piacere di parlarne, con voi e con chiunque voglia farlo... se decidete di comprarli fatelo come vi pare, non vi diciamo noi dove cliccare... anzi, se riuscite a tener vivo qualche buon negozio di quartiere ci fa molto piacere... :)
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    (segue)

    Per restare in Italia, Abeat ha dato alle stampe l'ultima fatica del Claudio Fasoli Four, London Tube (con Michele Calgaro, chitarra; Lorenzo Calgaro, contrabbasso; Gianni Bertoncini, batteria ed elettronica; Michael Gassmann alla tromba in alcuni brani). Il disco, credetemi, è veramente da non perdere. Qui nel gruppo l'ospite non è Gassmann, ma un ottimo Sipiagin:



    In casa Cuneiform, un bel disco di Joel Harrison, Mother Stump, molto virato verso tonalità blues e folk, dedicato alle "radici", nel quale il chitarrista decide di mettersi in mostra anche come solista (e non è affatto male, direi):



    Per la RareNoise, The New Standard, di Jamie Saft, Steve Swallow e Bobby Previte, gran bel disco mainstream da un trio insospettabile (per il genere), disponibile anche in una bellissima versione in vinile pesante, doppio album (ma suona da paura anche il semplice cd, tutto registrato analogicamente). Qui mentre lo "sfornano":



    (segue)
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    Ritengo possa esservi gradita la segnalazione di qualche novità (e ovviamente ditemi che ne pensate... :) in fondo se ve li segnalo è per il piacere di parlarne).

    In casa ECM ci sono tre nuovi dischi davvero molto molto buoni:

    - Joy In Spite Of Everything, di Stefano Bollani, con il danish trio (Bodilsen e Lund) e in più due fantastici ospiti, Mark Turner e Bill Frisell:



    - Lathe Of Heaven, di Mark Turner (con Avishai Cohen alla tromba, Joe Martin al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria):



    - Silk And Salt Melodies, del Silk Quartet di Louis Sclavis, con Gilles Coronado alla chitarra, Benjamin Moussay alle tastiere e Keyvan Chemirani alle percussioni):



    questi sono tre dischi magnifici, tra le migliori uscite dell'anno in casa Eicher, in particolare Bollani (forse il suo miglior disco di sempre) e Turner (prova di grande maturità, che rivela l'essenza di un gran musicista, con formidabili idee, all'esordio come leader per la casa bavarese).

    (segue appena possibile...)
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    La notizia che mai avrei voluto apprendere e diffondere.

    Viene a mancare una figura titanica.

    Addio Maestro Gaslini!
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    CITAZIONE (giulianoforghieri @ 1/7/2014, 20:13) 
    Ciao a tutti---innanzi tutto scusate per la scarsa partecipazione...

    Leggo soltanto adesso, perché ho avuto davvero poco tempo, ma non preoccuparti.

    CITAZIONE
    passo un periodo tremendamente complicato.

    Spero nulla di troppo grave, ma ti scrivo in pvt.

    Mi associo a Giorgio: chi può vada senza fallo... .

    Oddìo, a pensarci bene magari il fallo portatevelo! :)
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    Ieri ho visto l'ultimo film di Clint Eastwood, dedicato a Frankie Valli (e ai The Four Season), tratto direttamente da un musical omonimo che per quanto ne so ha sbancato Broadway a partire dal 2006.

    Ho sempre apprezzato Eastwood per la sua capacità di fare a modo proprio il cinema che vuol fare in quel preciso momento, né più né meno, ma questa sua ultima fatica rimane scialba e abbastanza irrisolta.

    Intendiamoci: il film si vede, non è affatto spiacevole o noioso, ma abbonda di luoghi comuni e occasioni perdute, rimanendo a beccheggiare tra più possibilità narrative, tutte sfiorate, sempre e soltanto in superficie. Così, accennato il tema dei goodfellas, senza peraltro esplicitarlo (peccato!) e lasciando sullo sfondo (peraltro dall'inizio alla fine!!) l'ingombrante figura del padrino Gyp De Carlo - interpretato da uno stralunato Christopher Walken -, il film rimane indeciso tra un musical appena accennato e un biopic quasi televisivo, abbastanza piatto, con una caratterizzazione dei personaggi piuttosto grossolana.



    Occasione perduta, che secondo me confina la pellicola tra le cose minori (nel senso più deteriore) di Eastwood. Anche la proverbiale capacità di raccontare viene vulnerata da parecchi salti nella sceneggiatura (frutto della derivazione teatrale?), raccordati in modo a volte ostentato con l'espediente della narrazione diretta dei quattro interpreti (peraltro bravi) alla macchina da presa (lo faceva anche Ray Liotta in "Goodfellas", ma con ben altri scopi... ). La musica da sola (tra l'altro confinata a pietanza di contorno) non basta, anche in ragione della sua mancanza di "graffio" (mica per niente Zio Frank parlava di 'vaseline rock'). Perduta pure l'occasione di raccontare in modo incisivo il sistema produttivo del Brill Building (anche se la breve scena che ne riprende la facciata, alternando ai vari piani commenti musicali diversi, resta la più riuscita del film).

    Insomma, si può vedere, ma debbono piacere il genere, l'autore e la storia che viene raccontata. Incredibile, comunque, quale luogo particolare sia stato per la cultura americana la città di Newark.



    Edited by Sandro_C - 30/6/2014, 09:54
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    "Tiraiolo" mi piace e lo trovo adeguato all'uomo.

    Se anche avesse sciupato soltanto la Redgrave, potrebbe comunque guardarci dall'alto verso il basso.
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    Non so se la blu e la rossa di Ortofon possano considerarsi alternative comparabili, non le conosco.
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    Claudio, non hai di che sentirti imbarazzato, quel che ti diciamo è assolutamente e semplicemente la verità: i tuoi interventi di ripristino sono il frutto di una competente passione che personalmente ho sempre apprezzato e che secondo me esprime nel modo migliore lo spirito a cui pensavamo quando abbiamo tirato su AV.

    Piuttosto: visto che hai la fortuna di avere le due teste montate su shell standard EIA, perché non provi a passare la Ortofon sul SABA? ;-P
228 replies since 24/2/2014
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