AV Audio Vintage

Posts written by Sandro_C

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    A proposito di Theo Bleckmann...



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    Questo brano mi piace tantissimo...

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    Oggi a Blutopia, in via del Pigneto 116/116a.

    BLUTOPIA presenta
    Sabato 4 ottobre 2014 ore 19.30
    UNION SPECIAL
    Serata per il quarantesimo anniversario della OGUN Records

    OSPITI: Hazel Miller e Riccardo Bergerone in conversazione con Pino Saulo e Antonia Tessitore (Battiti Rai Radio 3)

    Fondata nel 1974 dal contrabbassista sudafricano Harry Miller e la compagna Hazel Miller, Ogun è l'etichetta discografica nata allo scopo di documentare la musica prodotta dall'incontro tra il Jazz sudafricano esiliato a Londra nei primi anni settanta e la crema del Jazz d'avanguardia britannico. A quarant'anni di distanza, grazie alla gestione diretta di Hazel Miller, e nonostante la scomparsa di molti dei musicisti di riferimento, la Ogun continua nella sua impresa di documentazione e diffusione dell'opera di una grande comunità musicale e sociale.

    Sabato 4 Ottobre, a Blutopia, Pino Saulo e Antonia Tessitore (Battiti - Rai Radio3) guideranno una conversazione dal vivo con Hazel Miller e Riccardo Bergerone, da sempre, fiancheggiatore e contatto principale in Italia per molti dei musicisti storici inglesi e sudafricani.

    Nello spazio di Blutopia sarà allestita una mostra del catalogo LP Ogun curata da Roberto Corinaldesi e Fabrizio Spera.
    Saranno proiettati video scelti da Claudio Fusacchia e foto inedite selezionate da Riccardo Bergerone e Roberto Ottaviano.
    Selezioni musicali Ogun a cura di Roberto Corinaldesi.

    BLUTOPIA
    Via del Pigneto, 116/116a
    tel. 06 69309373
    www.blutopia.it
    www.facebook.com/pages/Blutopia/224815700924493
    [email protected]
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    Grazie della segnalazione! Sono particolarmente curioso per Harrell (anche per la presenza del prezzemolino Turner) e per Byard. Ma il disco di Brewer a leggere i nomi del wunderteam... :P
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    Sono assolutamente d'accordo con la breve analisi condotta da Giuliano nel post di apertura.

    Pur se non contrario (anzi!) al genere ambient, trovo questo disco poco interessante.

    Riesco persino a capire quale potrebbe essere il senso presunto della "jazzità", da ricercare nel fatto che Dumoulin esegue le proprie performances in assoluta estemporaneità (e dunque irripetibilità) e senza overdubs. Esse sarebbero dunque delle "improvvisazioni". Ma ciò non può bastare, a mio avviso, per farle rientrare nella definizione, seppure assunta in senso estremamente lato. Esse sono il frutto individuale della personale visione del mondo dell'autore. Se ciò può essere elogiabile da un lato (e lo è, realmente, nel senso in cui Giuliano diceva che il disco non si può definire come "brutto"), dall'altro espone a un rischio che si rivela esiziale: l'espunzione del "suono" così generato da ogni sistema di valori musicali riconoscibile, accettabile, codificato, fosse pure per effetto di una cultura orale.

    Neanche la fascinazione di talune parti, legata alle minime cellule melodiche che ognuna delle "composizioni" contiene, può dirsi bastante allo scopo, in quanto compromessa e infranta irrimediabilmente dalle cornici rumoristiche, che, per contrasto rispetto ai nuclei melodici in questione (e forse con un risultato opposto a quello che Dumoulin si attendeva) ne risultano esaltate, soffocandoli e rendendo l'insieme piuttosto indigesto. Incommentabile l'affermazione di Dumoulin secondo cui la sua decisione di alterare il suono del piano elettrico (che egli ha prescelto aprioristicamente come unico proprio strumento di riferimento) dipende dal fatto che "non lo sopporta"! C'è da credere che, nello strano mondo in cui siamo costretti a vivere, egli avrà fortuna e seguaci.

    Da quanto dicevo ho riportato una complessiva sensazione di noia, che rende l'opera, a mio avviso, del tutto superflua.

    Nel genere, ben diverso livello è raggiunto, anche (e forse soprattutto) a livello di consapevolezza estetica, da opere recenti come quelle di The Necks ("Open") o di Bohren & Der Club Of Gore ("Piano Nights").



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    Ce l'ho, anche se è un po' che non lo ascolto.

    Di Clean Feed penso tutto il bene possibile. E Adasiewicz è, per me, letteralmente un fenomeno!

    Bleckmann è un grande cantante, anche Linx mi piace.
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    Ma neanche a voler dilatare al massimo dell'estensione il termine!
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    Be' lo sto recensendo... :)

    Wadada dei laghi per me è uno dei due dischi dell'anno, insieme a Steve Lehman.

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    Non ho ancora deciso chi primo e chi secondo, ma ho una lieve predilezione per Lehman.

    Nessun dubbio, invece, sul fatto che Wadada sia (per me) il musicista dell'anno. Ci ha donato una messe sterminata di dischi, tutti buoni od ottimi. Una lucidità straordinaria.

    Procurati anche "Red Hill" se non lo hai già fatto... a parte Wadada e Jamie Saft, vi potrai ammirare un batterista fuori dal comune.

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    Sono d'accordo sul fatto che il jazz vocale sia il settore forse più inflazionato nell'ambito di un genere che soffre già di ipertrofia produttiva.
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    "Suono" mi sembra il termine giusto...



    Ma poi ti dirò del disco vero e proprio.
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    Vite di stravizi... e pesanti, ma comunque un po' mi spiace (per la musica), per la persona ovviamente mi spiace in assoluto.

    La singolarità è che il nipote è praticamente coetaneo degli zii Angus e Malcom (per esser precisi 58 anni).

    Comunque mi stupirebbe davvero che si ritirassero, benché sarebbe ora che qualcuno dei dinosauri del rock andasse a godersi definitivamente i soldi alle Bahamas, giusto perché i jazzisti muoiono di fame.
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    Per ora posso dirti (per contrasto con la Vitro) che la copertina mi piace molto.

    D'altro canto credo sia volutamente (e abilmente) suggestiva del prodotto, in questo senso, probabilmente, molto onesta. Del disco ti dico dopo.
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    Sì, voglio dire: non è il mio disco, ma ha di sicuro un suo pubblico e in quel senso e per quel pubblico è molto buono.

    La cosa singolare è che il pubblico di questo genere di vocal-jazz non è lo stesso pubblico della Krall, che di sicuro non arriverà mai a questo disco. Non me ne capacito. Un'altra autrice che non va a erodere il bacino dei fan della Krall (e che a me piace molto) è Dena DeRose. Secondo te da cosa dipende?

    Cosa attira i fan della Krall, solo il fatto che sia una pucchiaccona? Oppure l'avvenuta introduzione (giuro che non è una battuta a doppio senso :) ) del "prodotto" nel recinto audiofilo?
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    CITAZIONE (giulianoforghieri @ 3/10/2014, 07:24) 
    senza mai distrarmi e senza mai diventare musica per davvero.

    O forse è proprio quel genere di disco. Non c'è mica da stupirsi. D'altra parte se non ti ha distratto mentre leggevi "2666" può anche essere un buon segno. Io ho dischi che mi sono essenziali come pura musica di sottofondo quando debbo stare concentrato a leggere o scrivere.

    Me lo ascolto pure io poi ti dico.
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    Non conoscevo la Vitro, ma il disco è molto buono. Parti vocali abbastanza classiche, ma di ottimo livello, ensemble ed arrangiamenti interessanti. L'omaggio a Fischer è condotto senza stucchevolezze, ciò che non era scontato.

    Mi sembra quel tipo di cantante che sa stare in modo equilibrato tra crossover, grammy-oriented music e jazz vero e proprio, senza cadere nel pattume audiofileggiante.
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    Mi sto procurando il disco della Vitro, recensito con cinque stelle da Allaboutjazz! <_<
228 replies since 24/2/2014
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