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Posts written by Sandro_C

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    http://m.dagospia.com/articoli/il-regista-...102653#articolo

    Giusto per abbondare di argomenti "divisivi"... :)
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    http://www.nytimes.com/2015/06/12/arts/mus...5-obituary.html

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    CITAZIONE (Calboni @ 10/6/2015, 09:33) 
    C'è un'aria che manca l'aria cantava (o meglio, recitava) Gaber. Ma allora questi tempi sono talmente asfittici che Sorrentino è da applaudire?

    Forse questa è la domanda decisiva. Che poi porta a interrogarsi sul senso ultimo del post-moderno.

    Ma Sorrentino è da applaudire a prescindere, secondo me: si può non considerare un maestro, si può e si deve criticare, ma non direi che sia da prendere a pernacchie come se fosse un volgare plagiario. Mi sembrerebbe davvero eccessivo.
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    Il paragone con Fellini e con "8½" rischia di far male al buon Sorrentino, anche se resta la potenziale lusinga.

    Diciamo che Sorrentino e i suoi film sono cose buone (oppure ottime, dipende molto dai punti di vista) di tempi cattivi. Ma io non ce la faccio proprio a considerarle cose pessime se le contestualizzo. E se pure non le contestualizzo, non le trovo così orrende, cercando di mantenere un margine di distinzione rispetto a riferimenti che sono la storia del cinema. Magari sarò di bocca buona, il che non si può escludere: sono talmente avvilito da quel che mi circonda che rischio di buttarmi sugli specchietti per le allodole, chissà... .

    Forse avete ragione a dire che siamo anche troppo esigenti. E forse lui (Sorrentino) si attira strali molto più velenosi di quelli che merita, anche a causa della sua sovraesposizione, certo anche un po' modaiola come osserva Andrea.

    Ma ad esempio, in questa stroncatura (solenne!) di Goffredo Fofi:

    www.internazionale.it/opinione/goff...tino-recensione

    nella quale pure ravvedo spunti di interesse (la chiusa su una certa mancanza di anima), mi sembra di cogliere una acrimonia feroce (la valutazione di post-moderno non serio, persino al di sotto del kitsch!), che non sembra davvero valutare cosa c'è tutto intorno a noi, in questi tempi di marcescenza tardo imperiale (il post-moderno, appunto). Ma davvero Fofi non lo rileva?

    Con il che una certa critica di eccesso di cerebralità (o peggio di mancanza di libertà e di autenticità) che Fofi muove, in modo del tutto legittimo, mi sembra che pecchi dello stesso difetto: analisi condotta in vitro, prescindendo dalle vere mostruosità del mondo odierno.
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    E poi, alla fine, ci sono già le nmila classifiche degli altri: ce n'è davvero per tutti i gusti...
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    Certamente è vero che Sorrentino divide e in questo caso sembra aver deluso anche molti che avevano amato alla follia "La grande bellezza".

    A me sembra che in "Youth" la scrittura funzioni egregiamente. I grandi interpreti non solo vanno ben diretti, ma ancora prima ben scelti e in questo Sorrentino mi sembra avere un gran fiuto.
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    Oggi ho visto l'ultimo film di Sorrentino e l'ho trovato davvero splendido.

    Un'opera che offre molteplici spunti di riflessione, confermando l'assoluta personalità (mi verrebbe spontaneo dire "l'unicità", ma mi sembra un po' enfatico) del punto di vista e del modo di narrare del regista napoletano.

    Io sono stato un entusiasta rispetto a "La grande bellezza" che pure ha suscitato molte polemiche. Credo che in "Youth" non ci sia lo spazio per una polarizzazione estrema di questo tipo, perché l'opera è meno gravida di manierismi ed è estremamente solida sotto il profilo della sceneggiatura. Una bella riflessione sulla vita, raffinata e profonda, sempre in grado di emozionare. Due grandi interpreti, Caine e Keitel, per un grandissimo regista e un film non comune. Cannes o non Cannes.

    Spero che qualcuno di voi lo abbia visto per poterne parlare.
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    Ho visto oggi il film e mi è molto piaciuto. Forse sono più morettiano di Federico, debbo infatti dire che ben poche volte mi sono trovato del tutto deluso da opere del regista romano.

    Sono portato a credere che questo film sia, se non il migliore (e il dubbio ce l'ho, in verità) quanto meno quello che apre una riflessione definitiva per Moretti e in questo senso destinato a segnare il resto della sua carriera.

    Trovo in particolare che esso (e in realtà l'atteggiamento complessivo dell'autore) sia mirabile proprio nel mettere finalmente in equilibrio il privato delle nostre vite e la dimensione pubblica del vivere. Come dire: storie "piccole" che scorrono mentre sul fondale c'è la Storia con la S maiuscola, rispetto alla quale però è maturato un distacco notevole, forse segno di stanchezza. Ecco, questo mi pare l'argomento principale che il regista mette sul piatto, in grado di influenzare una molteplicità di aspetti: la capacità di amare e relazionarsi (come osserva Federico), il rapporto tra realtà e finzione, la possibilità maggiore o minore di comprendere la vita reale e di incidere su essa con le nostre azioni.

    Come se si desse per scontato che il contesto condiziona le nostre vite, mentre da esse non può più venire un impulso deciso e incisivo a rovesciare davvero il corso delle cose. Da qui la tentazione di "metterci di fianco" (come osserva Federico), di recuperare distacco rispetto alle cose. Che in fondo è quel che fa Moretti nel delineare in modo molto efficace il personaggio femminile che funge soltanto in parte da proprio alter ego, rivelando anzi una netta autonomia, la bravissima Margherita Buy.

    Un film che parte da un punto di vista molto "privato", ma sa innescare molte riflessioni (anche se forse, a senso unico, piuttosto amare) anche sulla dimensione "pubblica" del vivere. Certamente da vedere.

    Edited by Sandro_C - 3/5/2015, 19:54
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    CITAZIONE (giulianoforghieri @ 17/10/2014, 22:37) 
    Yep---e poi è veramente in difficoltà nel cantare... un altro caso in cui ci si doveva fermare prima, secondo me.

    Già... . La cosa più assurda è che SI ERA fermato, dichiarandosi apertamente esaurito nella vena e nella voglia, poi si sa, l'appetito... .

    Come diceva l'irrimediabile obeso: "Dotto', il problema non è che magno, è che ri-magno!".

    Persino un po' ingenuo il radicale cambio di rotta rispetto a "Nelson": dall'approccio plumbeo e bradipoide a quello schizo-accelerato. Però è meglio quest'ultimo, in ogni caso. Se non avessimo il metro di paragone sarebbe un album decente, in fondo.
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    Il video mi ha divertito, anche se è un po' meccanico. A rivederlo la terza volta si fa già stucchevole.

    Il disco è, secondo me, migliore dei due precedenti, imbottiti di inutili e "pensose" tetraggini, ma pecca nella direzione opposta: è incalzante in misura un po' artificiale (ai limiti dell'accelerazione di una pellicola in bianco e nero) e, alla fine, come in fondo osservate (Giuliano e Federico), risulta un po' caricaturale e grottesco. Brani un po' strappati via. La ripetizione del Conte che abbiamo amato, quindi in fondo, la sua ombra.

    Sì, a ben pensare avete ragione voi...

    Edited by Sandro_C - 18/10/2014, 13:44
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    Bello!

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    Up in topic! :)

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    Qui c'è un estratto del nuovo album, "Tango", che è un brano che Ferrè non aveva musicato, ci hanno pensato i Tetes... :)

    http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cu...e/179266/178040
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    Non ho mai pensato che il jazz attuale goda di cattiva salute. Mi sono sempre interessato al nuovo jazz e ho trovato in esso sempre stimoli interessanti, sia quando l'ho sentito praticare da musicisti "nuovi", sia quando era opera di musicisti "vecchi" (questo per dire della assoluta insignificanza, a mio modo di vedere, delle etichette prefabbricate...). E sono sostanzialmente ottimista sul "futuro del jazz".

    Ma certosia, quando mi capita di leggere che questo:



    o questo:



    sarebbe "Il jazz del futuro", mi sale una punta di nazismo... giusto una punta :) .

    Salvo in parte James Brandon Lewis, più che altro per un mero dato anagrafico (ma è comunque ultra trentenne), mentre JD Allen ha quasi la mia età (ed è comunque ultra quarantenne)!

    Che ne pensate?
223 replies since 24/2/2014
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