AV Audio Vintage

Posts written by Sandro_C

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    Se dovessi proprio scegliere, con molta difficoltà direi "Shining", anche se la storia subisce un certo slittamento di senso rispetto al romanzo, ma il film è un indubbio capolavoro.

    Tuttavia è davvero difficile scegliere... direi quasi arbitrario.

    Praticamente in ognuno dei film maggiori di Kubrick ci sono aspetti di oggettiva grandezza cinematografica.

    Edited by Sandro_C - 14/4/2014, 13:49
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    Sì, la Winstone è ai suoi livelli, per questo è davvero un peccato che la sua voce sia malamente storpiata da una registrazione così innaturale, davvero una mezza ciofeca.

    Sai che io in genere non mi metto a sindacare il quantum di riverbero o a congetturarci sopra. Resto sempre dell'avviso che possa essere una legittima scelta produttiva e artistica, ma qui siamo veramente fuori con l'accuso. Peraltro secondo me ciò condiziona anche la prestazione di Venier, che forse soffre il fatto di essere "asfaltato" sul fondale.

    Ma da quello che si sa la Winstone è il vero motore progettuale del trio, con facoltà di scelta su tutto, quindi dobbiamo supporre che tutto ciò non avvenga a sua insaputa. E' ozioso sempre stare a dare le colpe ad Eicher.

    Gesing è in forte crescita in effetti.
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    Disco buonino, secondo me, migliore del precedente, ma inferiore sia a "Distances" sia a "Somewhere Called Home", che restano di un'altra categoria.

    Mi sembra un (bel) po' di maniera ed è riverberato in modo davvero eccessivo. Però la cifra stilistica del trio vale da sola a giustificarne l'acquisto, specialmente per la capacità incredibile di coverizzazione.
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    Amazon è più conveniente, anche se non lo amiamo troppo... :)
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    Quello è il cofanetto originale del 1997.

    Io mi riferisco a questo

    www.amazon.it/gp/product/B00IK5I0OA...pe_epc__1p_1_ti

    che, Amazon a parte, stava ad una cinquantina di euro da Feltrinelli.
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    Segnalo la riedizione in veste economica di questo cofanetto:

    bill_evans_verve_box_set2

    ormai non più reperibile se non a cifre da collezionisti e ora acquistabile a un prezzo davvero basso.

    Diciotto cd per un totale di oltre ventuno ore di musica, con parecchie cose inedite (non più tali ovviamente sino dal momento della prima edizione, 1997, ma sempre poco note).

    Qui la lista completa dei contenuti.

    Forse non tutto il box è ai massimi livelli della carriera di Evans, ma ci sono comunque cose belle e importanti: tra cui il primo disco di "conversazioni" solitarie, il trio del 1964, le session con la Zetterlund, il bel disco con Jeremy Steig, un disco di session orchestrali... insomma secondo me per questi prezzi ne vale sempre la pena... .

    Se riuscite a prenderlo a buon prezzo in un negozio fisico ancora meglio... . ;)

    Edited by Sandro_C - 22/4/2014, 15:15
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    Parlando di Cazale e della sua sfortunata vita, viene naturale pensare a "Il cacciatore" che, ammesso che abbia senso dirlo (ovviamente non lo ha), è il mio film preferito in assoluto. Per quanto volte posso averlo visto, non c'è volta in cui lo rivedo che non mi emozioni come la prima.

    Quanto a The Immigrant, è indubbiamente un tema magnifico.

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    Per quanto riguarda "Il Padrino", voto decisamente parte II. In parte III trovo spunti visionari.

    "Il Padrino" fu un evento. Ho ricordi (sbiaditi) del fatto che in famiglia tutti ne parlavano e si verificò un episodio davvero strano, possibile solo in quei tempi: in estate eravamo al mare, a Grottammare (periodi in cui nel Mare Adriatico a riva si potevano raccogliere ippocampi e stelle marine... ) con tutto il parentame, una vera tribù che colonizzava per quelle due-tre settimane una pensione che era stata rilevata in gestione da un vecchio camallo, il Sig. Romeo. Non avevo ancora sorelle, c'era un cugino "grande", poi purtroppo mancato troppo presto, e sua sorella. Il film passò nello scalcinato cinema locale in seconda o terza visione (più terza che seconda). Una piccola costruzione di stile liberty molto povero, tutta di mattoni pieni, dotata di una sua dignità architettonica minore e un po' bislacca.

    Gli adulti ovviamente lo avevano già visto tutti, il cugino "grande" no e quindi, non volendo perdere (giustamente!) la sua chance, di fronte al capolavoro mitologico di cui sentiva parlare, si rifiutò di fare da balia. Non sapendo dove lasciare me e la cara cugina (eravamo tra l'altro di carattere molto incompatibile, all'epoca) fummo trascinati al cinema pure noi piccoli e dopo contrattazione con la cassiera ammessi a visione della sconveniente pellicola... . :)

    Vi ricordate Simonetta Stefanelli? :D
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    Per quel che può contare concordo totalmente con te.

    Mi permetto di aggiungere il magnifico "La conversazione".
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    Specialmente per "The Plot"... ;), anche se quelle "riedizioni" di La Repubblica (ho serie difficoltà a considerarle ristampe, visto che ne hanno inspiegabilmente mutilato le splendide copertine originali) sono davvero pessime.

    Andrea, visto che spesso su quelle bancarelle le rese da edicola arrivano a grappoli, se ci sono, della stessa edizione non perderti "Quotation Marks" e "Opening Night".
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    Film davvero apprezzabile. Lo è tutta la trilogia.

    Colonna sonora degli Osanna e Luis Bacalov. Non il miglior disco degli Osanna, forse ma comunque (molto) interessante.

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    Sì, te lo confermo. Molto ben fatto. E BTW tratteggia la figura di un uomo straordinario... .
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    Dopo il box della Legacy dedicato a Mike Bloomfield, di cui avevo parlato senza alcun successo qui (ma erano davvero i primi tempi, per questo lo uppo... ;) ), vorrei parlarvi di quest'altro box, sempre Legacy (quattro cd),

    True-to-the-Blues

    che è stato pubblicato il 23 febbraio, in occasione del settantesimo compleanno di Winter.

    Il titolo non è del tutto azzeccato (almeno non è esauriente) perché il box (che in ciò è assolutamente veritiero, trasparente e onesto) offre una retrospettiva sull'intera carriera di Winter, che non è soltanto blues, anzi. Ma nel contempo esprime una verità indiscutibile, che riferisce dell'assoluta padronanza dell'idioma blues da parte di Winter e della assoluta sincerità con la quale egli se ne è fatto divulgatore.

    Di seguito ai primi due album Columbia ("Johnny Winter" e "Second Winter") e a "The Progressive Blues Experiment" (uscito per Liberty e coevo al primo omonimo) - cui è dedicato il primo cd della raccolta - il buon Winter fu forse il primo a gettare un ponte tra le dodici battute e il mondo di un certo hard-rock('n'roll), anche se va detto che seppe farlo, seppure calato in un'iconografia da glam-star (lustrini, tutine, trampoli con zeppa... ), con encomiabile schiettezza artistica e senza palesi cedimenti commerciali (di ciò fanno testo soprattutto le brucianti performance con Rick Derringer ("Johnny Winter And" e "Live Johnny Winter And" - cui è dedicato il secondo - incredibile - cd). Nel terzo troviamo ben rappresentato il periodo a cavallo della metà degli anni '70, tra le collaborazioni con il talentuosissimo fratello Edgar (purtroppo un solo brano da "Together") e qualche recupero in purezza ("Nothing But The Blues" e "Breakin' It Up, Breakin' It Down"). Il quarto disco della raccolta copre il periodo che va da fine anni '70 ad oggi, sostanzialmente, fermandosi più precisamente a "Roots" che è del 2011 (non so dire, in tutta sincerità, se sia ipotizzabile una reale attività di Winter a vedere come è ridotto... ) e coprendo anche il periodo dei dischi Alligator, della Live Bootleg Series e della Megaforce.

    Un tributo tanto doveroso quanto ben fatto, ad un artista integro, profondamente impregnato dell'humus più blues, traghettato verso legittime istanze commerciali in modo sincero, senza ipocrisie né infingimenti. Chitarrista di tecnica incredibile, cantante che pur nella caratterizzazione ha sempre vantato doti di ottimo interprete. Insomma: un grande.

    Sarebbe bello potersi ascoltare questi quattro dischi con il "doppio 16" di Federico... . ;)





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