Ma come ascoltiamo?

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    Quando siamo seduti in un auditorium, diciamo platea quarta fila, non ci poniamo molte domande sul "come" sentiamo la musica....essa arriva come pensiamo debba arrivare....
    Coi pieni orchestrali che competono agli ensemble in gioco....il dettaglio che compete alla distanza dall'evento.
    Se siamo in quarta fila a quanti metri potremo essere dall'arco sinistro orchestrale? Otto metri?
    Probabilmente dai sei ai dieci.
    Distanze che nulla hanno a che vedere con quelle di ascolto dei nostri sistemi di riproduzione domestica.
    Per sperimentare molti avranno provato a sedersi più avanti, più indietro...o in galleria.....
    Ogni nuova condizione ci sarà miracolosamente sembrata subito naturale e la qualità di ascolto fuori di dubbio.
    Questo perchè, Dio volendo, le sale che avremo frequentato sono state progettate da persone competenti, dotate di esperienza, capacità nonchè buon orecchio.
    Se ciò non fosse stato, non sarebbe stato difficile ad un tratto del concerto ( o della rappresentazione teatrale) trovarsi alle prese con il dubbio se l'acustica di sala non fosse poi così buona.
    A teatro o al cinema la percezione del messaggio acustico è di gran lunga aiutata dalle immagini che ci pervengono.
    Da un lato esse tengono occupato il "processore cerebrale" con sensazioni visive, rubando di fatto a quelle acustiche un apprezzabile dose di attenzione dedicata, e dall'altro aiutano a ricevere un messaggio multimediale assai naturale, composto da suoni e immagini: condizione del tutto naturale per tutti i viventi dotati di sistema sensoriale-nervoso un minimo raffinato.
    L'ascolto di musica riprodotta a casa nostra è invece qualcosa di assai diverso.
    Tutto il lavorìo di immaginazione che l'audiofilo fa alle prese con il fronte sonoro riprodotto non è altro che una sorta di trip che ognuno si costruisce, secondo la sua cultura musicale, ed esperienza di musica dal vivo.
    Ma anche se si frequentano gli auditorium con assiduità, non c'è niente da fare: ciò che a noi sembrarà suonare realistico, all'amico apparirà "cupo, o stridulo, o gonfio sui bassi, o magro, o distorto, o troppo piano, o troppo forte.....ecc....ecc...."
    Magari se è un amico di lunga data non esprimerà le sua impressioni in modo rude e crudele, sapendo quanto tempo ( e denaro) avete impiegato a raggiungere certe "vette acustiche".
    Ma probabilmente se ne andrà tutto soddisfatto, pensando che lui spendendo molto meno, a casa sua sente meglio la musica.
    Tutto questo mare di soggettività non fa bene ai nervi..............
    Di oggettivo negli ascolti casalinghi rimane in effetti ben poco.
    Forse i difetti!
    Esempio?
    Cosa ci fa pensare che in una stanza di quattro per sei (nei casi fortunati) si possa ricreare la magia dell'evento dal vivo?
    Con i tempi di riflessione multipla, le risonanze proprie, il ritardo inerente alla distanza dal palco, le interazioni tra i vari strumenti che sono propri dell'auditorium e delle circostanze in cui è stata eseguita la registrazione?
    Ma dico: pensiamo che i microfoni siano degli strumenti miracolosi?
    E questo a prescindere dalla bravura di chi li progettò, di chi li scelse per quella sala e di chi li dispose in ambiente!
    Evidentemente qualcosa di naturalmente tridimensionale è stato cacciato a forza in un dischetto di plastica disperatamente bidimensionale!
    E poi si va a sperare che il miracolo si compia e che la terza dimensione riappaia, si materializzi...si crei addirittura!
    C'è qualcosa di intrinsecamente malato che spinge gli audiofili a raggiungere "la realtà" quando questa con ogni evidenza nasce e si spegne nel giro di poco tempo, e MAI più si potrà ricreare uguale a sè stessa.

    -continua-

    Edited by tunedguy57 - 25/2/2019, 08:31
     
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    Naturalmente non sto scrivendo queste cose per dire: “ non affannatevi troppo, chè tanto è inutile perché ascolteremo sempre male”
    Partire dall’assunto secondo cui l’ascolto dal vivo è impossibile da approssimare non deve essere ostacolo alle nostre ansie di miglioramento: anzi!
    Basta essere ben consapevoli che ciò che andiamo a costruire non è una rappresentazione in scala ridotta della realtà, ma QUALCOSA DI NUOVO…diverso e anche abbastanza stimolante se vogliamo…
    Tutto ruota attorno ai gusti personali sia di ascolto che musicali.
    Diversi generi musicali hanno esigenze di ascolto completamente diverse.
    Basta pensare alla differenza che corre tra un quartetto d’archi e un concerto rock.
    Potremo certamente metterci religiosamente al centro tra le casse e a distanza ravvicinata per goderci la riproduzione di un concerto rock, usando volumi relativamente bassi per non distruggere magari le nostre ESL 57, e compensando la cosa avvicinandoci più possibile ai diffusori.
    Ma….chi è stato ad un concerto rock almeno una volta sa bene che ciò che esce dalle casse a quei concerti è un poderoso pastone che fa rotolare a terra chi è sotto il palco.
    E a distanza maggiore le cose migliorano di poco: non esiste prospettiva sonora!
    La multimicrofonia necessaria in questi concerti condanna il prodotto finito ( e intendo sia l’ascolto dal vivo che il disco che eventualmente se ne trae) ad essere un amalgama di suoni che solo la perizia del sound engineer saprà trasformare in qualcosa di acusticamente accettabile.
    D’altra parte potremo anche stare in quello stesso salone di casa nostra a cinque metri di distanza da una coppia di casse ad alta efficienza ad ascoltare un quartetto d’archi a volume qualsivoglia.
    Solo la cultura musicale che abbiamo o non abbiamo ci consiglierà qual è il volume giusto per avvicinare la SPL dell’evento dal vivo.
    Ma la questione di fondo rimane sempre dominante, ed è: il locale d’ascolto influenza in modo pesante l’equilibrio tonale nonché i tempi di riflessione.
    Il risultato cioè sarà maledettamente lontano da ciò che si sarebbe sentito dal vivo.
    A questo punto la direzione da prendere è obbligata:
    Bisogna andare verso ciò che ci sembra più piacevole, tenendo bene a mente che sarà qualcosa di nuovo, diverso, lontano dall’evento reale.
    Ficcandoci bene in mente sta cosa ci si potrà muovere usando gli strumenti della conoscenza ed esperienza andando verso il “nostro tempio musicale”.
    L’ambiente dove probabilmente solo noi saremo contenti di come si sente la musica.
    E di questo ci si dovrà accontentare, perché sarà già molto.
    -continua-

    Edited by tunedguy57 - 25/2/2019, 08:37
     
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    hai perfettamente ragione.
     
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  4. Calboni
     
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    Interessantissimo. Attendo il seguito.
     
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    Poiche' si tratta di un tema ricorrente ho spostato in evidenza questo thread di un anno fa.
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    è in pò che Calboni non si sente. E non si hanno notizie nemmeno della signorina Silvani
     
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    Manca anche Filini
     
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    non è perfettamente IT ma sicuramente può interessare

    http://www.npr.org/sections/therecord/2015...r-audio-quality
     
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    CITAZIONE (il_clod @ 22/12/2016, 15:00) 
    non è perfettamente IT ma sicuramente può interessare

    www.npr.org/sections/therecord/2015...r-audio-quality

    Bello, roba utile per distruggere le "orecchie fini" che ci sono in giro :D :D
     
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    il trucco è scegliere il file che suona meno forte : la compressione è uguale a suono più forte
     
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    È il cardine della cosiddetta "loudness War". Per questo motivo quasi tutte le rimasterizzazioni suonano da far pietà, tranne quelle fatte con amore e passione come quelle fatte da Steven Wilson, per esempio.
     
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    Off topic sempre piu' disperato.
    Si apra una discussione specifica....dopotutto il tema lo merita...forse...
     
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    Secondo me non è così OT. Potrebbe essere inteso come un modo per rendersi conto di quante aspettative errate si pretendano dal sistema orecchio-cervello. Quindi si torna nel soggettivismo con cui dobbiamo convivere e con cui dobbiamo fare i conti per tenerlo a bada senza reprimerlo o ucciderlo. Come a dire che ognuno ha i propri gusti ma deve rendersi conto che sono gusti polarizzati da diversi fattori.

    Quindi si torna anche sull'educazione all'ascolto. Sia puramente musicale che contestuale.

    Abbiamo mai provato a registrare con un registratore portatile a cassette una lezione all'università? Come percepivamo in diretta l'ascolto? Come è rimasto nel registratore? ci sono differenze? Ce le aspettavamo? Perché?

    Il sonno della ragione genera mostri. Sempre.
     
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    Rimane tirata per i capelli rispetto alle argomentazioni del thread iniziale.
    Meglio aprire un thread specifico...
     
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    Io "ho una certa età" (sfioro i 60). Appartengo alla categoria di coloro che usano l'impianto per ascoltare la musica e non il viceversa. Da giovane ho frequentato per lungo tempo sale da concerto di musica classica, scantinati attrezzati a locali dove si suonava il jazz (di eccellente livello), ho ascoltato concerti rock di tutti i tipi: mi mancano solo i grandi eventi live (che so, Pink Floyd a Venezia, Genesis a Roma, ecc). Credo di avere un orecchio educato anche se non più efficiente come una volta (l'età...), ma me ne frego, io ascolto la musica. E' pur vero che la mia "educazione" musicale mi permette di discernere se una sala da concerto suona bene o no: una volta ho assistito ad un concerto di Franco Battiato (artista "enorme", per me) in una location acusticamente pessima; ho resistito solo perchè mi piace Battiato, se no me ne sarei andato dopo pochi minuti. Questo per dire che nella scala di Alessio io mi pongo alla terza scelta (ascolto la musica); mi piace ancor oggi "scovare" musicisti o gruppi "sconosciuti" (almeno a me) ed emozionarmi di nuovo ogni volta. Tornando al tema, distinguo perfettamente tutti i suoni; è vero, non sento più il fruscio dei registratori (in cuffia sì, però), riesco ancora a capire se un diffusore è buono (per me, ovviamente) o no... ma, ripeto, io uso l'impianto per sentire la musica al meglio delle mie possibilità. Nient'altro.
     
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20 replies since 17/9/2015, 10:36   977 views
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