Short history of the Receiver

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  1. tunedguy57
     
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    Dietro richiesta di almeno tre forumer , butto giù due righe su un argomento simpatico, più di costume che tecnico, ovvero una piccola storia di un apparecchio cui l'hifi deve molto: il sintoamplificatore.
    Lo faccio anche per non perdere l'abitudine, perchè come si sarà notato, ultimamente scrivo poco...il motivo è sempre il solito: la mia salute malferma.
    Ho trovato nel net che a qualcuno fa un pò piacere che io stia male: sebbene sia sempre stato prono a sentirmi in colpa per cose che forse ho fatto ma anche non fatto, stavolta mi sento serenamente autorizzato ad autoassolvermi con formula piena.
    Alla faccia di chi sparacchia palline di carta con la Bic Cristal, facendone lo strumento che fa rima con una nota categoria di "figli".

    Video

    In realtà, grazie ad una nuova terapia autogestita sono riuscito a stare meglio nell'ultimo mesetto...per cui traggano le conseguenze tutti questi cherichetti.

    So we're going on topic.

    Perchè l'hifi come la concepiamo deve molto al sintoamplificatore?
    Perchè è con questo tipo di apparecchio che si è diffusa maggiormente ai suoi albori, nella terra dove l'hifi è esplosa e si è riprodotta con più forza nel ventesimo secolo: gli States, ovviamente.
    Qualcuno potrebbe avere da obiettare che tale affermazione sia discutibile, poichè anche in Germania, e forse prima che negli States, andò affermandosi l'audio di qualità nei ricevitori radiofonici.
    E' fuori di dubbio che i tedeschi siano stati in grado di progettare e produrre cose egregie a livello di componentistica (specialmente valvole) ma è specificamente americana la tendenza a dare stadi di potenza sempre più vigorosi ai classici ricevitori radio, a incorporare il fonografo e produrre altoparlanti di diametro sempre maggiore.
    Si, sa: quando andate a mangiare una bistecca negli SU, sarà facile che non ce la facciate a finirla....hanno proprio la fissa delle grandi dimensioni.
    Automobili come navi, strade larghissime, grattacieli altissimi, amplificatori potentissimi, e poi, più recentemente....tette enormi!
    Magari finte: chissenefrega!
    Le radio Zenith erano ENORMI...ma venivano descritte come "portatili".
    Ad ogni modo, di spazio ne hanno in abbondanza e in fondo non deve stupire più di tanto che ciò che accade al di qua dell'oceano non li tocca molto...a volte quasi nulla!
    Vabbè....torniamo al sintoampli, che negli States si chiama da sempre "Receiver".
    In fondo è una definizione abbastanza corretta: tradisce perfettamente le sue origini radiofoniche!
    I primi sintoamplificatori furono americani. Si trattava di apparecchi radio (per lo più prodotti dalla Fisher, Philco, Pilot, e qualche altro notissimo marchio storico americano) dalla sezione di bassa (leggi "bassa frequenza") particolarmente curata, e privi di altoparlante incorporato, perchè le dimensioni di quest'ultimo cominciavano ad essere importanti, talvolta con woofer e tweeter separati.
    Insomma: c'era l'apparecchio da tavolo (o da incasso, talvolta a pavimento) e una vera e propria cassa acustica separata.
    Questi aggeggi costavano un infarto in quei lontani anni trenta.
    In particolare era la seconda metà degli anni trenta, quando cominciavano a diffondersi i tetrodi a fascio, che consentivano potenze piuttosto elevate con un rendimento energetico ben maggiore dei classici triodi, che avevano caratterizzato la produzione radiofonica della prima ora.
    In effetti furono gli apparecchi dotati di push-pull di triodi che fecero da "trait d'union" tra l'epopea dei ricevitori dotati di triodo finale in classe A (ovvero le prime radio) e la comparsa dei ricevitori dotati di stadio finale a tetrodo a fascio ( ancora in classe A).
    Il passo successivo doveva necessariamente essere il passaggio ai push-pull di tetrodi a fascio.
    E così fu.
    La potenza di questi ricevitori, che per circa un decennio dalla comparsa della radio non era mai andata oltre ai due o tre watt , nel caso dei vecchi stadi in classe A, e ai circa 10 con i push-pull di triodi, ora vedeva l'impennarsi della curva di potenza verso valori raddoppiati.
    Nella casa di un ricco senatore nel 1937 era facile trovare un apparecchio che racchiudeva in sè un amplificatore push-pull di tetrodi da 20 watt, con altoparlante incorporato (o separato, o in certi casi ambedue) e giradischi fonografo.
    Fu proprio la spinta alla maggior potenza, in osservanza alla propensione tutta americana al gigantismo, che portò le case a produrre apparecchi privi di altoparlante, a indurre alla nascita aziende specializzate in soli altoparlanti, e alla produzione di sezioni di bassa frequenza di potenza sempre maggiore.
    D'altro canto aziende come la RCA e la General Electric andavano sfornando tubi di potenza e trasmissione talmente avanzati e affidabili, da costituire ancor'oggi dotazione degli amplificatori per hifi più raffinati e desiderati.
    Nasceva nel 1935 la 6L6 e subito dopo la sua sorellina minore 6V6. Due valvole senza le quali non si potrebbe immaginare la storia della bassa frequenza come oggi la intendiamo.
    Due tetrodi a fascio robusti, affidabili, longevi e usatissimi ancor oggi dai chitarristi di tutto il mondo per i loro amplificatori.
    Da quei due primi tetrodi arrivarono a cascata un sacco di altri tubi, fino alla soglia degli anni 70, quando un elemento perturbatore simile a quello che aveva determinato la scomparsa dei dinosauri in epoca preistorica doveva sovvertire l'ordine delle cose e andare a scrivere nuove pagine sui libri di storia. Naturalmente l'elemento perturbatore di cui parliamo fu l'avvento del transistor.
    In realtà un tipo particolare di transistor, giacchè di transistor già nel lontano 1955 si parlava a livello commerciale, per produrre i primissimi apparecchi facenti uso di questo nuovo "ritrovato" ovvero le protesi acustiche.
    Il tipo "particolare" erano i "transistor di potenza al silicio".
    Furono questi ultimi a spazzare via nel giro di circa tre anni le valvole termoioniche dalla produzione commerciale.
    Ci fu, è vero, un periodo intermedio in cui coesistettero tubi e transistor negli apparecchi, (specialmente sintoamplificatori!!) ma la cosa durò assai poco, e per dovere di cronaca tale periodo si può situare tra il 1961 e il 1966.
    Dal 1967 praticamente ogni aggeggio prodotto da ogni parte del mondo occidentale era a "stato solido", acronimo largamente usato per distinguere questi apparecchi della nuova generazione dai vecchi valvolari.
    In Russia e paesi satelliti la produzione di elettroniche civili a tubi continuò ancora per qualche anno.
    Le "avioniche" montate sui Mig verso la fine degli anni 70 erano ancora quasi totalmente a tubi.
    Non stupisce quindi che in Russia negli anni 80 vi fosse il paradiso delle valvole, e negli anni 90 un magazzino apparentemente inesauribile per gli audiofili di tutto il mondo.

    -continua-

    Edited by tunedguy57 - 27/2/2015, 19:08
     
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